Incontriamo Lidia Rui nella sede dell’Università degli Anziani in centro a Belluno, un’istituzione nata nel 1984 con la costituzione della prima sezione a Belluno (è considerata la sezione madre di tutta la provincia).
L’Associazione conta oggi 13 sezioni ubicate su tutto il territorio della provincia con circa 1.700 soci.
Il presidente e fondatore è don Attilio Menia, capo carismatico, sempre attivo, promotore e animatore nelle iniziative, negli eventi e, soprattutto, nel cammino di ricerca culturale.
Dopo tanti anni di impegno nell’Università qual è in sintesi la sua personale esperienza.
Università degli Anziani significa in primo luogo ritrovarsi insieme; l’Università svolge un’attività culturale anche con l’obiettivo di migliorare l’inserimento sociale attivo e creativo delle persone che lasciano la professione o che intendono inserirsi con consapevolezza nel sociale, dopo aver smesso gli impegni di una vita.
La parola “anziano” è assunta nel significato di “colui che ha esperienza” e quindi che ha qualcosa da comunicare.
Io, come coordinatrice e docente all’interno dell’Università, in questi anni sono cresciuta umanamente e culturalmente. Provengo sia dal mondo della professione in campo urbanistico/ambientale e, per molti anni anche dal mondo della scuola, dove ho insegnato storia dell’Arte soprattutto al Liceo classico.
A tale proposito ho notato una grande differenza fra insegnare ai ragazzi e agli adulti: è sempre esperienza di “coeducazione”, ma, mentre con i ragazzi l’impegno è forte nel coinvolgimento e nelle motivazioni, qui ci si confronta e si cresce insieme, proprio perché le problematiche esistenziali sono comuni.
Quanto ha contribuito l’Università ad una diffusione trasversale tra gli aderenti degli aspetti culturali, sociali, economici trattati? Soprattutto in un ambito, la Provincia di Belluno, articolata e complessa sotto il profilo territoriale e climatico.
La nostra associazione ha saputo creare relazioni fino a poco tempo fa impensabili. Le 13 sezioni sono distribuite su tutto il territorio, fondamentalmente montano, della provincia di Belluno, organizzato per valli, soprattutto all’interno del bacino idrografico del Piave.
Sappiamo dei campanilismi fra i vari paesi con forti ostacoli alla coesione; l’Università degli anziani ha saputo far superare queste antichissime diffidenze e ha portato ad un’impensabile ma convinta aggregazione fra persone di territori diversi.
Ogni due anni organizziamo degli importanti convegni provinciali affrontando tematiche che interessano non solo il nostro territorio e che vengono poi riprese nelle lezioni delle singole sezioni. Alcuni esempi: “La tecnologia: potenza e vulnerabilità”, “Cultura ecologica ed educazione ambientale”, “Crisi economica: quali nuovi stili di vita?”, “Transumanesimo (l’era dei robot e dell’intelligenza artificiale)”.
Quali sono le attività attuali e progetti per il futuro in tempi di Covid?
Con il divieto di riunirsi a causa della pandemia, abbiamo concordemente (cioè tutte 13 le sezioni) espresso la scelta di non creare discriminazioni. Abbiamo così deciso di non utilizzare il canale internet per fare delle conferenze on line perché una parte dei nostri soci non hanno dimestichezza con questi metodi; quindi abbiamo deciso tutti insieme di utilizzare il “metodo cartaceo” con la preparazione di dispense, valide per tutte le 13 sezioni.
Gli argomenti sono i più vari; qualche esempio? “Covid-19; La questione economica”, “Dalla globalizzazione alla localizzazione” – Il monachesimo – Note sulla cultura umanistico-rinascimentale”.
Le dispense vengono inoltrate on line per i possessori di e-mail o viene ritirato il supporto cartaceo per gli altri iscritti.
Ad esempio, su circa 200 persone della sede di Belluno solo la metà ha l’e-mail per l’invio delle dispense; il resto viene consegnato a mano; finora non siamo riusciti a contattare solo 3 iscritti.
Questa è un’occasione per riuscire a restare legati; in questo periodo di pandemia sono sorte anche nuove iniziative, alcuni testi sono letti in una radio locale in una rubrica intitolata “Pillole di Cultura”; alcuni volontari hanno messo a disposizione il proprio negozio per la consegna delle dispense cartacee. Inoltre, il nostro Presidente, ogni sabato, contatta telefonicamente i coordinatori di tutte le sezioni per tenere vivo il legame con l’Università.
Rimpianti per qualcosa che poteva essere fatto?
Ora in piena crisi pandemica, in cui è ancora più vivo il problema della solitudine, ci si accorge quanto l’Università sia importante anche e soprattutto per il mondo delle relazioni.
Come e in che misura UniGens, anche alla luce delle esperienze condivise nel 2019 e 2020, può essere partner dell’Università degli Anziani di Belluno?
La collaborazione con Unigens è stata un’esperienza molto positiva e costruttiva. Tutti gli iscritti hanno apprezzato le 4 lezioni svolte che hanno spaziato da “Occhio alle truffe” ai mezzi di pagamento (carte di debito, di credito a prepagate) fino agli aspetti successori. Quest’ultimo tema, anche per la particolare sensibilità degli iscritti, è quello che ha maggiormente interessato e vivacizzato la platea. Certamente si potrà continuare la collaborazione non appena saranno consentiti gli incontri in presenza, con rinnovati argomenti di interesse e di competenza della nostra associazione.